Teknemedia - 11.10.2006

BananaRAM acquista un'opera di net.art

Lo scorso 25 settembre in occasione dell'edizione 2006 di BananaRAM Festival è stata acquistata, da parte dell'organizzazione del festival, l'opera di net.art Scalpel di Nicolas Clauss, per la ragguardevole cifra di 15.000 euro.
Consci del valore che questo evento ha avuto per l'arte digitale in Italia, abbiamo intervistato Maria Rita Silvestri, autrice di questa importante operazione, che ci auguriamo possa aiutare la crescita del mercato della new media art anche in Italia.

LB: Come è nata l'idea di acquistare un'opera di net-art?
MS:In Europa il mercato della new media art non esiste, mentre in Italia l’unico prodotto artistico dei nuovi media che è entrato nelle gallerie è la stampa digitale. Ovviamente anche negli Stati Uniti si sta lavorando per sviluppare il mercato: si cerca infatti di creare forme intermedie che si situano fra l'installazione e il software perché gli acquirenti vogliono comunque vedere materialmente il loro acquisto. L'unico modo per dare una spinta propulsiva al mercato del software è quello di acquistare un'opera e noi l’abbiamo fatto.

LB: Perché avete scelto di acquistare l'opera di Nicolas Clauss e soprattutto cosa vuol dire comprare un'opera di net-art?
MS: Nicolas Clauss non è un semplice artista, è un genio, basta guardare le sue opere. La sua ricerca espressiva all'interno dei nuovi media costituisce una nuova esperienza per chiunque. Scalpel è un'opera d'arte complessa che parla dell'uomo e della sua introspezione, del corpo umano e dell'auto-coscienza attraverso riferimenti a Leonardo Da Vinci ed elementi autobiografici. La tecnologia gli serve solo come mezzo espressivo e di diffusione al fine di permettere la costruzione di un dipinto multi-dimensionale, in cui ad ogni lato corrisponde un'animazione e, con l'interazione, ad un lato del dipinto se ne sovrappone un altro, proprio come capita nella mente dell’uomo. La ricerca di Nicolas Clauss è paragonabile a quella di Leonardo.

Comprare un'opera di new media art significa acquistare un'opera d'arte ma significa anche investire in qualcosa che nel futuro prossimo avrà un gran valore, in tutti i sensi.

LB: Michele White, nel suo ultimo libro "Internet spectatorship", analizzando la net-art ne mette in evidenza "l'estetica dell'errore", che superato lo stupore iniziale dello spettatore ha costituito una zavorra per l'evoluzione del linguaggio. Nicolas Clauss nelle sue opere tende invece a raccontare una storia, come risponderesti alle affermazioni della teorica americana?
MS: Non ho letto il libro di Michele White ma quell'articolo lo aveva scritto nel 2002 e non so perché oggi lo abbia riproposto, ha senso solo se lo si situa in quell'esatto periodo storico-artistico.
Ad ogni modo Nicolas Clauss non è fra quegli artisti che hanno utilizzato l'errore come una forma d'arte, né credo che quell'estetica sia una zavorra per l'evoluzione del linguaggio.

Ho visto che nel capitolo della White, che ripeto di non aver letto, lei usa esempi come Jodi e Peter Luining, artisti che di certo hanno messo l'accento in quell'estetica dell'errore e percorrono quell'onda fino alla fine. E secondo la mia visione fanno bene, perché è proprio quell'estetica che ha fatto appassionare gente come me ed è un tipo di linguaggio che ancora funziona e che, senza dubbio, ha fatto storia. Comunque l'errore ha caratterizzato la net.art soprattutto agli inizi, oggi, nel 2006 non possiamo più identificare la net.art solo con quell'estetica perché è molto di più e molto altro.

Sì, Nicolas Clauss utilizza lo stesso medium in maniera totalmente differente rispetto a Jodi, Nicolas umanizza la rete e il mezzo digitale, rendendolo umano, vivo.

Nicolas cerca di raccontare la sua arte come una storia e il digitale è per lui la lingua e la voce, così come una volta si narravano storie oralmente, oggi lo si fa tramite Internet e il pubblico da uno sparuto gruppo diviene tutta l'umanità. Mi sembra che le cose siano migliorate, soprattutto per chi ha qualcosa da raccontare.

Luca Barbeni

www.bananaram.org